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Domenica 27 gennaio ho assistito a uno spettacolo veramente splendido, il 64° concorso per giovani voci cantanti lirici d’Europa al Teatro Sociale di Como. Dieci promesse della lirica europea si sono contesi il posto ufficiale in alcune produzioni del teatro. Baritoni, tenori e soprani e mezzi-soprano hanno dato il meglio di loro cantando arie tratte da Tancredi e L’occasione fa l’uomo ladro di Rossini, La Bohème di Puccini, Lakmé di Delibes e infine da L’elisir d’amore di Donizetti. È proprio ascoltando l’aria “udite, udite, o rustici” tratta da quest’ultima opera di Donizetti che è nata questa riflessione.

Sintesi dell’opera (che mio papà mi perdoni!)

L’elisir d’amore, andato in scena per la prima volta nel 1832 è definito un “melodramma giocoso” è in effetti un’opera comica e divertente (non siamo di fronte alle tragedie di Verdi in cui comunque alla fine muore qualcuno per amore per intenderci) anche se a tratti presenta momenti intensi e al limite della tristezza (famosa è la romanza “Una furtiva lacrima”). Si narra la storia del contadino Nemorino che ama Adina, ma lei si fa desiderare. In paese arriva Belcore un sergente che vede Adina e le chiede di sposarlo. In paese arriva anche il dottor Dulcamara, un cialtrone truffatore dalla grande parlantina che spacciandosi per medico sfoggia i suoi portentosi preparati. Nemorino, per paura che Adina sposi Belcore, chiede al “dottore” un elisir d’amore. Dulcamara per uno zecchino gli vende l’elisir che in realtà è una buona bottiglia di bordeaux. Nemorino beve e assolutamente ubriaco incontra Adina. È così disinvolto da mostrarsi indifferente, Adina si stizzisce e decidendo di sposare il sergente Belcore. Le nozze sono fissate per lo stesso giorno perchè poi il sergente partirà per la guerra. Nemorino torna da Dulcamara per acquistare un nuovo elisir, non ha soldi e decide così di arruolarsi da Belcore. Nel frattempo si scopre che Nemorino è diventato ricco perchè ha ereditato del denaro e Dulcamara confida a Adina di avere venduto a Nemorino l’elisir. Adina capisce che Nemorino la ama veramente e ricambia finalmente questo sentimento chiedendogli di rimanere e non partire come militare. Belcore se ne và e Dulcamara trionfa per il grande successo del suo elisir. Fine. Applausi. Sipario.

Udite, udite… una grande strategia di vendita

Quando Dulcamara arriva in paese canta l’aria “udite, udite, o rustici”, attira l’attenzione, si presenta come un grande professionista grande uomo navigato e solido di molteplici esperienze, espone quella che definirei la sua “brand identity” in maniera ineccepibile.

Udite, udite, o rustici attenti non fiatate.
Io già suppongo e immagino che al par di me sappiate ch’io sono quel gran medico,
dottore enciclopedico chiamato Dulcamara,
la cui virtù preclara e i portenti infiniti son noti in tutto il mondo… e in altri siti.
Benefattor degli uomini, riparator dei mali, in pochi giorni io sgombero io spazzo gli spedali,
e la salute a vendere per tutto il mondo io vo.

Una volta rapita l’attenzione avanza con l’attacco commerciale degno dello stile che potrei associare a quello della vecchia e cara Vanna Marchi (grande imbonitrice dalle indiscutibili capacità di vendita). Pur dichiarando cose assolutamente e palesemente fasulle (guarisce i paralitici…), grazie alla sua potente parlantina che funge da ipnotica droga, comincia ad esporre le grandi qualità di questo “specifico” minimizzandone l’aspetto economico (grande strategia).

Compratela, compratela, per poco io ve la do.
È questo l’odontalgico mirabile liquore,
dei topi e delle cimici possente distruttore,
i cui certificati autentici, bollati
toccar vedere e leggere a ciaschedun farò.
Per questo mio specifico, simpatico mirifico,
un uom, settuagenario e valetudinario,
nonno di dieci bamboli ancora diventò.
Per questo Tocca e sana in breve settimana
più d’un afflitto giovine di piangere cessò.
O voi, matrone rigide, ringiovanir bramate?
Le vostre rughe incomode con esso cancellate.
Volete voi, donzelle, ben liscia aver la pelle?
Voi, giovani galanti, per sempre avere amanti?
Comprate il mio specifico, per poco io ve lo do.
Ei move i paralitici, spedisce gli apopletici,
gli asmatici, gli asfitici, gl’isterici, i diabetici,
guarisce timpanitidi, e scrofole e rachitidi,
e fino il mal di fegato, che in moda diventò.
Comprate il mio specifico, per poco io ve lo do.

Arriva al terzo e ultimo affondo il costo: bellissima la parte “Cento scudi? noo… Trenta? noo… Venti?” Ma no! Lo specifico che tutto fa passare costa (ovviamente) pochissimo… d’altronde deve o non deve essere un affare?

No… nessuno si sgomenti.
L’ho portato per la posta da lontano mille miglia
mi direte: quanto costa?
quanto vale la bottiglia?
Cento scudi?… Trenta?… Venti?
No… nessuno si sgomenti.
Per provarvi il mio contento di sì amico accoglimento,
io vi voglio, o buona gente, uno scudo regalar.

Infine, da manuale di vendita, evidenzia che la promozione per così pochi denari è limitata: fuori costa di più, ma “solo per voi” lo vendo a uno scudo.

Ecco qua: così stupendo,
sì balsamico elisire
tutta Europa sa ch’io vendo
niente men di dieci lire:
ma siccome è pur palese
ch’io son nato nel paese,
per tre lire a voi lo cedo,
sol tre lire a voi richiedo:
così chiaro è come il sole,
che a ciascuno, che lo vuole,
uno scudo bello e netto
in saccoccia io faccio entrar.
Ah! di patria il dolce affetto
gran miracoli può far.

Udite, udite… ma non vi ricorda proprio nulla (cari elettori)?

Ho riso quando ho sentito questa romanza, grazie anche all”ottima interpretazione del baritono che la interpretava (Biagio Pizzuti). Ma mi sono fermata quando ho pensato a quanto il personaggio di Dulcamara assomigliasse allo stile di molti (troppi) politici che si rivolgono a noi poveri e stupidi elettori.

La prima frase “udite udite o rustici” presuppone che la persona in causa parta considerando il popolo ignorante o facilmente raggirabile, lo stesso stile di porsi che ho riconosciuto in molti politici che interagiscono con il popolo o meglio… coi propri elettori. Segue il lungo elenco di promesse: quante promesse disattese abbiamo già vissuto, quante illusioni e quanta rassegnazione tra la gente. Eppure ancora oggi, c’è chi promette con azioni e parole talmente impossibili da diventare loro stessi un paradosso.

Infine i soldi, sì perchè sempre li che andiamo a parare. Dulcamara promette tanto per pochi soldi… ecco se devo proprio trovare una differenza (non per fare della facile demagogia), credo che a  noi venga invece chiesto troppo e, spesso, ridato veramente poco, nemmeno l’illusione di un elisir che possa cambiarti la vita.

Sì, sono molto preoccupata per queste elezioni, credo che saranno partecipate, ma i presupposti, le persone… non so… Non è solo una scelta della coalizione con cui schierarsi, il mio ragionamento arriva ancora prima dell’analisi di partito o fazione: è un sentore generalizzato verso la politica italiana (oppure generalista? Mi auto-critico). Per una volta tanto, non mi sento molto fiduciosa nel futuro e anzi, credo che (purtroppo) quello che ci aspetta sarà tutt’altro che semplice.

Che dire? Caro dottor Dulcamara tu politico non eri, hai raccontato tante balle ma, qualcosa di buono vendevi: allora, mentre clicco play e ascolto questa romanza, stappiamoci la tua buona bottiglia di elisir che altro non è che un ottimo bordeaux di annata e brindiamo insieme (sperando) nel #futurosemplice politico italiano.
(e ora ascoltate e ditemi se non vi sembra un discorso politico)
Cin cin!

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