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Cosa c’entra la web reputation col Barbriere di Siviglia di Rossini? Ve lo spiego subito!

Antefatto

Il barbiere di Siviglia (prima rappresentazione del 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina di Roma) è tra le opere più famose di Gioacchino Rossini il cui titolo originale è “Almaviva, o sia l’inutile precauzione”. Nell’opera, il Conte d’Almaviva si innamora della bella Rosina (chissà, ma le belle di un tempo si chiamavano tutte “Rosa”:-).
Rosina abita col suo tutore, l’anziano don Bartolo che vuole sposarla per interesse e cerca di impedire le nozze tra Rosina e il Conte. Il Conte dal canto suo, chiede a Figaro, barbiere nonché “factotum della città” (…figaro qua, figaro la!), di aiutarlo a conquistare Rosina. (…) Nel frattempo Don Basilio, il maestro di musica della ragazza, suggerisce a don Bartolo di calunniare il Conte nel tentativo di  sporcarne la reputazione,  per sminuirne così la figura agli occhi della bella Rosina.

Dopo una serie di ironici  equivoci, il tutto si rivelerà una “inutile precauzione” (così come recitava il titolo originale) perché il Conte e Rosina si sposeranno, Rosina lascerà tutti i suoi beni a Don Basilio e… vivranno tutti felici e contenti.
(Chiedo scusa ai puristi dell’Opera -quindi chiedo scusa al mio papà- per la brutale sintesi!).

personal branding e figaro

Maria Callas (Rosina) e Luigi Alva (Il Conte d’Almaviva), 1957

La Reputazione: ciò che gli altri dicono di noi

Fin da piccoli volenti o nolenti, noi tutti siamo proiettati a costruire, mantenere e proteggere la nostra reputazione. A scuola, nel gioco, nel lavoro, la brutta reputazione di una persona non ne facilita i rapporti: nessuno vuole un compagno di scuola che dicono sia un bullo; nessuno vuole giocare con chi dicono non rispetti le regole; nessuno vuole avere a che fare con quello che dicono sia uno stronzo leccapiedi.
Certo, basarsi sul concetto di reputazione per instaurare un rapporto è sicuramente superficiale, ma spesso la reputazione diventa così drammaticamente importante, da sovrapporsi a ciò che una persona realmente è, fino a diventare un tutt’uno col giudizio generale preventivo (e non successivo) alla conoscenza.
Il tentativo di Don Basilio andava proprio i questa direzione: calunniare qualcuno per affossarne la reputazione e trarne vantaggio.

Quanta fatica nel cercare di cambiare una convinzione ormai consolidata tra la gente: quel ragazzo non è un “bullo” è solo più vivace; quel giocatore è solo più bravo, veloce e furbo di altri; quel collega è effettivamente e veramente preparato e premiato. Alle volte le alchimie che portano le persone a giudicare in modo positivo o negativo qualcuno sono al quanto “fumose” da interpretare: certo, molto dipende dal proprio comportamento, ma spesso il giudizio e sentenze affrettate possono creare inutili etichette con conseguenti irreparabili danni.

Web-reputation: quello che il web (e noi) diciamo di noi!

Non è necessario essere esperti per intuire che il concetto di buona e cattiva reputazione è applicabile sia alle persone che al business, a un’azienda, ad un prodotto, con conseguenze che possono essere esplosive (in tutti i sensi!): una buona o una cattiva reputazione può determinare il successo o il fallimento di un progetto!

Oggi però siamo nell’era 2.0 e la prospettiva è completamente ribaltata: la reputazione, la credibilità sul web, nondipende solo da ciò che gli altri dicono di noi, ma soprattutto dipende da noi e dai nostri comportamenti. Qualcuno a questo punto affermerà… sì, ma anche prima! Certo, ma integrazione tra vita reale e Social, rende il nostro modo di agire e il nostro mondo trasparente agli occhi di chi interagisce con noi siano essi persone o aziende.

Condividere e partecipare (oltre che monitorare) significa essere disposti a rivelarsi per quello che si è accettandone conseguenze positive e negative.
La differenza la farà chi avrà la capacità di gestire momenti critici
come commenti i negativi: non quello che gli altri dicono di noi a priori, ma quello che dicono di noi a seguito di un nostro comportamento concreto, ecco dove si gioca la vera credibilità on-line.

Capite quindi che il concetto sorprendente della web-reputation è proprio questo?

Il virtuale entra nel reale come mai prima: l’individuo, la persona e l’azienda si rivelano senza filtri, per quello che sono, grazie al continuo interagire, condividere, partecipare… e questo a mio avviso è grandioso!

Io (persona o azienda) non potrò più auto-incensarmi, perché “se sono disposto a rendere pubblico il mio profilo, accetto tacitamente anche la regola del tasto “like” dei “feedback” (commenti), delle critiche…”

Chi è causa del suo mal… non se la prenda con Don Basilio! Casi recenti di “web-scivolate”

Guai (fulmini, tuoni, saette e 7 piaghe d’Egitto!!!!) a coloro che non “assimilano” i concetti appena espressi, pensando che un profilo on-line significhi semplicemente pubblicità gratuita, oppure che tutto sia concesso in nome della libertà di parola... Ecco alcuni esempi già ampiamente discussi in altri blog, ma che ci fanno capire quanto sia importante e ancora sottovalutato questo approccio
Li sintetizzo indicando a fianco un blog di riferimento che, per vostra info,  ha discusso il caso (grazie a tutti Blogger per il lavoro che svolgono, spero di far cosa utile riproponendo un vostro post. Grazie quindi a Alberto Maestri, Tagliaerbe e Futura Pagano).

  • MC DONALD’S> 18/01/2012 propone l’hashtag “#McDStories“ e al posto di belle storie vissute, viene sommersa di critiche…Risultato> chiusura dell’iniziativa
  • 3 aziende: GROUPALIA – PRENOTABLE – BRUX SPORT> 29/05/2012, queste tre aziende inviano Tweet con hashtag “#terremoto” ironizzando e pubblicizzando il proprio prodotto Risultato> no comment…
  • RTL 102.5> 18/06/2012, l’azienda per ore ha cancellato commenti di utenti che, sulla bacheca pubblica di Facebook, si lamentavano di alcune scelte di partners pubblicitari. Risultato>: danno di immagine, credibilità in caduta libera, la percezione che non abbiano proprio capito cosa significhi gestire un social...

Ma quindi: La calunnia (ai tempi del web 2.0) è un venticello?

Sì è un venticello, che arriva e se ne và! Scrivere falsità a priori, su qualcuno o qualcosa, ai tempi del web 2.0 è un’inutile precauzione (come recitava il titolo originale dell’Opera) nonché una stupida perdita di energia. Al contrario per evitare invece un vero Tzunami, è necessario concentrarsi su se stessi e sulla proprio comportamento, capire i propri limiti, ciò che è possibile promettere o meno e, quando arriveranno le critiche riuscire a trasformarle in opportunità per crescere e recuperare credibilità.
(se poi il tutto è fatto con educazione, rispettando comunque il pensiero altrui avremo messo una bella ciliegina sulla torta!)

Buon #futurosemplice a tutti!
Rosa

L’aria “La Calunnia” cantata da Don Basilio è sempre stata una delle mie preferite, forse perché l’ha sempre cantata mio papà, forse perché le parole sono sempre molto attuali: ascoltatela in questa versione e non ve ne pentirete! (sotto vi metto il testo).

La calunnia è un venticello
Un’auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S’introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo:
Prende forza a poco a poco,
Scorre già di loco in loco,
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta,
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d’orror gelar.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un’esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale
Che fa l’aria rimbombar.
E il meschino calunniato
Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.

Fonte immagine principale:Venezia, Teatro Malibran, Stagione Lirica del Teatro La Fenice 2012/2013′

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