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(Sottotitolo: perché non lavoro gratis e perché non dovresti farlo nemmeno tu)

Mi sento di scrivere oggi questo post dopo l’ennesimo ‘battibecco’ via mail avuto con un’agenzia che mi ha contatta per coinvolgermi in un evento di formazione.
Un post che vorrei leggessero tutti coloro che lavorano nel mio mondo, quello digitale, che come me lavorano in proprio, che quotidianamente cercano per quanto possono e al loro meglio di formarsi, informarsi stare ‘sul pezzo’, attivarsi, condividere info, sviluppare la propria presenza online, la propria community, parlare con un pubblico, leggere, approfondire tematiche, organizzare l’agenda e gli appuntamenti, i momenti di formazione e di pianificazione strategica, gli incontri coi clienti, la gestione delle email e delle notifiche… potrei continuare, ma so bene che chi è un libero professionista come me sa bene di cosa parlo.
Soprattutto vorrei leggessero questo post dipendenti di agenzie, società o enti che inviano richieste a professionisti del mondo digitale e non, per coinvolgerli in molteplici attività che vanno da interventi formativi a supporto di digital PR.

Non auto-svalutare il valore della tua professionalità: il valore di un intervento formativo

Come non auto-svalutare il valore della tua professionalità, vendersi o come vendere i propri servizi lo si impara nel tempo ed tutto è ovviamente in continua evoluzione.
La ‘Rosa’ del 2012 che timidamente apriva un blog dal nome ‘futurosemplice.wordpress.com‘ non è certamente quella di oggi.
Porto con me un bagaglio, un’esperienza personale e professionale nel campo digitale di 6 anni (anche se lavoro nel mondo della comunicazione aziendale dal 1997, l’anno in cui aprii la mia prima partita IVA… ), 2 libri, offro il mio valore a 360°.

Ecco, il valore… lo stesso che a un certo punto è necessario incasellare in tariffe che devono necessariamente considerare tutte le attività che prima ti ho elencato e che certamente non si possono sintetizzare in ‘ore di intervento’. Perché oltre alle attività e al background professionale e personale, va aggiunta la preparazione dei contenuti di quell’intervento, la personalizzazione della proposta, il tempo e la distanza per raggiungere la location, le spese di trasferta…

Se vuoi un professionista devi tenere necessariamente in considerazione tutto questo: il valore, la reputazione digitale, il personal branding serve proprio a questo… altrimenti noi stessi saremmo come i famosi ‘figli dei calzolai che non hanno le scarpe’.
Se vuoi coinvolgere un professionista devi tenere necessariamente in considerazione che è il suo lavoro e come tale deve essere pagato. Punto.
Chiederesti a un medico una visita privata senza pensare di pagarlo? Non credo… cosa ti spinge allora a richiedere il coinvolgimento di una persona, il suo tempo, la sua professionalità, sottintendendo o dichiarando che il supporto sarebbe gratis? 

No, non ti rifaccio il sermone sulla visibilità perché al contrario di molti io credo che sia certamente un ottimo parametro da valutare

Non facciamo gli ipocriti dai: tutti (T-U-T-T-I) abbiamo partecipato o siamo stati coinvolti in eventi ‘gratuiti’.
Si tratta di Workshop, eventi, o attività professionali in cui concretamente non si fattura il progetto o la propria partecipazione, in cui il ROI (se la vogliamo mettere con gergo marketing), quindi il ritorno del tuo investimento composto dal tempo speso, dalla tua presenza, magari dal supporto live, foto, condivisioni e commenti ecc… si misura in parametri che non sono il denaro, ma in altri valori che sono però necessari, essenziali al tuo personale percorso professionale e che che si concretizzano in: nuovi contatti, networking, formazione gratuita, aiuto a un amico/collega… ehh sì, infine, anche all’amata e odiata visibilità. 
Ecco perché ho messo le virgolette a ‘gratuiti’: perché di fatto gratuiti NON sono nel momento stesso in cui io, comunque, avrò un ritorno finalizzato ai miei obiettivi.
Partecipare a questi eventi corrisponde quindi a non auto-svalutare il valore della tua professionalità: ognuno ovviamente, col tempo, si creerà un proprio livello personale di equilibrio, che gli permetterà di ponderare, di analizzare e valutare se o come intervenire o agire, ma questo va di pari passo con la propria anzianità lavorativa, con l’esperienza, con l’età…

50 sfumature di ‘gratis’: il sottinteso che infastidisce

Partendo quindi da questo presupposto è ovvio che il concetto di ‘gratis’ abbia davvero infinite variabili: ciò che però è fondamentale è che il ritorno personale sia concretamente un guadagno, ci deve essere e deve puntare in alto per non auto-svalutare il valore della tua professionalità.
Molto poi dipende dai modi e dagli approcci con cui sei contattato e con i quali ti viene fatta una proposta. Tra questi, quelli che sottintendono (svalutando) un tuo coinvolgimento gratuito. Ecco un esempio:

‘…per l’intervento formativo richiesto non è previsto budget, (così come non è stato previsto per altri professionisti che sono intervenuti negli anni precedenti), il motivo è che le spese per l’evento e soprattutto per la location (che le ricordo essere il Tatro X, il più prestigioso della nostra città), non ci permettono di pagare i relatori, ma sono certo che la visibilità che otterrà e i contatti che riuscirà a recuperare potranno servire al suo lavoro’… 

A questo punto mi dirai: ‘..ma se hai appena scritto che anche la visibilità è un valore da considerare (e ponderare con equilibrio) perché trovo questo approccio fastidioso?’

Rispondo per punti:

  1. Perché non ci conosciamo direttamente, non sei un amico che potrei supportare volentieri. Se mi contatti è perché credi io possa supportare la buona riuscita del tuo progetto e sottintendere che io venga al tuo evento gratis significa non considerare un elemento essenziale, che per me diventa un costo e si crea un disequilibrio: tu fai un evento, io devo pagare (tempo, spostamenti) per venire. Perché?  (Preciso che l’evento mi avrebbe coinvolta un giorno intero con viaggio il giorno prima per trasferirmi nella città).
  2. Perché il motivo per cui accogliere o meno una proposta spetta solo a me: cosa ti fa pensare che la moneta di scambio debbano essere ‘i contatti potenziali’ che potrei (o meno) sviluppare?
  3. Perché sottintendi la mia risposta positiva declassando la mia figura a valore zero e la percezione è ‘non ci siamo potuti permettere altro sapendo di doverli pagare, vorremmo lei che almeno magari viene gratis’. 
  4. Perché c’è un errore di fondo molto grave (e qui entriamo nelle tematiche che riguardano l’organizzazione di eventi): fai un evento? I Relatori non sono ‘accessori’, ma l’anima dell’evento e se le persone intervengono e pagano il biglietto è grazie a loro.
  5. Perché, seppur velatamente, mi dice che altri hanno lavorato gratis (Vero? Non lo so…) e questo  ma in genere tieni presente che su eventi che si ripetono non sarebbe così strano chiedere a un collega com’è stato trattato economicamente l’anno prima.

Se lavori gratis, perché lavori?

Quando i professionisti che accompagno nei percorsi sulla consapevolezza digitale arrivano a questo punto, a chiedermi: ‘ma è un lavoro che devo o meno accettare anche se è gratis?’ rispondo così: accettare un lavoro gratis, a priori, senza le dovute riflessioni, ma solo per ‘esserci’ corrisponde a auto-svalutare il valore della tua professionalità e le tue competenze. Punto.

Se lavori gratis senza motivo:

  1. il tuo lavoro sarà quotato di conseguenza sia dalle persone con cui hai già collaborato (e che ti faranno nuove proposte basandosi su questo dato, sottintendendo cioè che tu questi progetti li segui gratis), sia dal network che gira attorno a queste persone (e per network intendo tutti coloro che attraverso il passaparola sapranno che tu lavori gratis o che si potranno permettere di chiederti un supporto gratis).
  2. riposizionare il proprio valore economico sarà molto difficile! Aumentare la percezione del proprio valore è compito difficile e quotidiano, se sei tu il primo a segarti le gambe sarà impossibile!
  3. rovini il mercato perché i professionisti che si proporranno con prezzi corretti, sembreranno esagerati
  4. non pagherai di certo le bollette a fine mese…
  5. ….e soprattutto se devi lavorare gratis la domanda è… perché lavori?

Imparare a dire no o avanzare richieste non è sempre facile, intendiamoci, ma è una scelta che ti tutela e che come libero professionista devi imparare a fare.

‘Io non lavoro gratis’ è una frase che, così com’è successo oggi, provoca (inspiegabilmente) anche reazioni bizzarre di persone che si sentono offese da un rifiuto: ‘…ma come? Dice di no al mio evento? Ma chi è lei?…’.
Ho imparato però che la serietà di una persona o di un progetto/evento si misura anche da questi parametri.
Ci metti impegno e passione: non auto-svalutare il valore della tua professionalità, impara a dire di no e a volerti bene anche professionalmente!

 

Ph. cover Shutterstock #Adv

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