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Donne e informatica: ha davvero ancora senso riflettere su questo tema? Se vogliamo parlare di cultura digitale, o di educazione digitale, oltre a considerare gli aspetti legati all’utilizzo corretto di software e tecnologie, non possiamo non soffermarci su un argomento che ne è parte integrante, anzi ne è la radice: lo sviluppo di queste piattaforme. Cosa intendo? Che il digitale ha portato con se grandi rivoluzioni e tra queste certamente c’è la trasformazione dell’ambiente lavorativo, delle prospettive future che ci attendono e quindi di tutte le professioni digitali che sono in costante divenire.

L’Intelligenza Artificiale, che sempre più guida le attività digitali e si inserisce così nella nostra quotidianità, sarà la più grande rivoluzione che ci attende nei prossimi anni. Tante opportunità per migliorare la nostra quotidianità, ma davvero non esiste un rovescio della medaglia? Come inciderà questa rivoluzione sul nostro futuro? Che impatto avrà sul lavoro di uomini e donne? E davvero ci sarà ancora tutta questa diversità in questo campo?

Il rovescio della medaglia della digitalizzazione: entro il 2030, 107 milioni di donne (se non si attiveranno fin da ora) perderanno il lavoro

Una recente ricerca di McKinsey Global Institute, ha analizzato le economie di stati come Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Canada, Uk, Germania, Francia, Sud Africa e Messico. Prendendo in considerazione la rivoluzione digitale e tecnologica che ci aspetterà nei prossimi anni, è stata fatta una previsione a dir poco preoccupante: 107 milioni di donne perderanno il lavoro entro il 2030, più di 40 milioni – dal 7 al 24% delle occupate totali ora nel mondo –  dovranno cambiarlo. Anche gli uomini non sono da meno e rischieranno anche loro bruschi cambiamenti, ma il diffondersi di Intelligenza Artificiale (AI) e dell’automazione, le minori competenze digitali che purtroppo oggi le donne hanno, rischiano di diventare il volano per aumentare nuovamente e esponenzialmente il gap salariale con gli uomini.

Eppure il binomio donne e informatica, negli anni ’80 non sembrava così strano se pensiamo che nel 1984 il 37% dei laureati in informatica era di sesso femminile. Il problema nasce perché oggi siamo a solo il 17,6%, meno della metà! In pratica, questi numeri cosa ci stanno dicendo? Che ci si prospetta un futuro tecnologico, in cui saranno sempre più richieste competenze digitali legate al coding, alla programmazione che concretamente è lo “sviluppo software” la scrittura di programmi per far eseguire ai personal computer o ai robot delle operazioni precise, ma questo settore non è per nulla ‘riservato’ o meglio, scelto, da donne per le quali al contrario, sarebbe un’ottima opportunità professionale: perché?

Donne e informatica in Italia: quali sono le reali problematiche?

Recenti ricerche indicano che nel 2020, in Italia, ci saranno 825.000 posti vacanti con mansione di web developer e la partecipazione femminile è solo del 14%. La società di recruiting italiana R-Everse, ha voluto approfondire ulteriormente il tema, intervistando ben 50 donne italiane Web developer, chiedendo a loro il perché di questa situazione o quali difficoltà sentono più vicine a loro. I motivi evidenziati dalle loro risposte sembrano proprio essere un mix di conseguenze a problematiche più varie, ma le principali sono:

  • La giovane età: essere giovani donne sviluppatrici non ti permette a volte di essere considerata dalle aziende che desiderano persone con più anni di esperienza. Una tendenza che nasce da una credenza assolutamente errata perché il coding è un lavoro che ti permette di essere subito efficace indipendentemente dall’età!
  • Nonostante non ci sia un approccio discriminante, la mentalità di molti è ancora radicata al binomio ‘uomo-informatico’, questo implica che in alcuni casi, se c’è una donna nel team è l’unica e purtroppo, deve dimostrare costantemente di più per far comprendere che le sue competenze sono identiche a quelle dei colleghi.
  • Mentalità e credenze errate, come quella di credere che la Web Developer sia una ‘nerd’ triste e sconsolata che passa la giornata davanti al PC o che il coding sia una professione ideale per un uomo.
  • Poca informazione sulla professione e sui reali sbocchi professionali che sono molteplici.

Donne e informatica: un binomio ad alto potenziale sia per le aziende sia per lo sviluppo della propria carriera

Sempre nella stessa intervista, le donne coinvolte hanno anche indicato dei motivi concreti per cui prendere in considerazione questa professione per il futuro:

  • Le aziende cercano oggi di diversificare e bilanciare i team con presenze sia maschili che femminili: il risultato è che il profilo della donna sviluppatrice è molto ricercato.
  • Donne e informatica è un binomio che piace alle aziende che cercano non tanto le competenze tecniche (che sono identiche a quelle maschili), ma le così dette ‘soft skills’, le competenze personali legate alla sensibilità che rendono unico il valore aggiunto che una donna può dare.
  • Ricordiamo sempre infatti che l’Intelligenza Artificiale agisce su stimoli umani, la presenza umana sarà sempre e comunque necessaria e le soluzioni o le intuizioni che potrà applicare una donna saranno differenti da quelle di un uomo. Questo non significa che uno sia più importante dell’altro, anzi, ma che si completano ed è per questo che le aziende cercano entrambi.

Cosa potremmo fare fin da oggi perché il binomio donne e informatica diventi una realtà numerosa, concreta e non rimanga una esigua minoranza?

La risposta è sintetica e semplice: parlarne, informare e formare! Se questa grande area già oggi è in carenza di personale, iniziamo a prendere in considerazione l’idea di comprendere cosa sia realmente, che opportunità potrebbe dare educando i nostri ragazzi. Molte scuole, dalla scuola primaria alle superiori, stanno fortunatamente inserendo il coding nelle materie didattiche, ma troppo spesso è ancora una scelta arbitraria che dipende da istituto o istituto o dalla mente illuminata di qualche docente. Ovviamente queste scelte aiutano già di per sé ad abbattere pregiudizi che rischiano di essere solo un auto-goal allo sviluppo professionale personale.

Personalmente credo che anche giornate di orientamento professionale sono davvero utili: sentire direttamente dalla voce di nuove figure professionali come Data Analyst, Data Scientist, Data Engineer, Solution Architect, Business Intelligence Expert (tanto per citarne qualcuno) che lavoro fanno e come funziona realmente potrebbe davvero innescare curiosità e passione verso un mondo che ancora oggi è troppo sconosciuto.

La maggior parte dei nostri ragazzi faranno un lavoro che oggi non è stato ancora inventato. Io stessa non avrei mai potuto immaginare solo 10 anni fa che avrei fatto la Blogger come professione, o la Consulente per la Comunicazione Digitale. Alla base di tutto però rimane un filo rosso che è composto sinteticamente dall’innovazione, dalla cultura digitale che hanno delineato una strada che ormai è stata intrapresa e dalla quale non potremo più tornare indietro. Intelligenza Artificiale, Digitalizzazione, donne e informatica: il futuro è il coding? No, non è futuro, è già il nostro presente.

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