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Ieri, Mark Zuckerberg a Roma ha tenuto una lezione con question time. I temi affrontati sono stati molti. Rileggendo le domande e le risposte (a volte scontate… ammettiamolo) che Mark ha dato, vedo nuovamente i concetti legati alla social education, alla cultura digitale e quell’umanesimo digitale che ormai è diventato davvero conditio sine qua non per poter pensare al futuro delle nostre aziende.

Enea e la cultura collaborativa in azienda: secondo Mark Zuckerberg dovrebbe essere un modello per ogni imprenditore

Mark Zuckerberg, da buon imprenditore e appassionato di mitologia, ha ricordato come Enea può essere davvero spunto per i nuovi modelli di business: la perseveranza di Enea, l’aver creduto a un suo progetto coinvolgendo altre persone è stato per lui fonte di ispirazione e lo dovrebbe essere per ogni imprenditore.

Cos’è un imprenditore? Una persona che impara

Altro concetto fondamentale. La formazione aziendale, ma ancor prima dell’imprenditore è davvero fondamentale. Questo non significa che l’imprenditore deve sapere tutto. Un ‘tuttologo’ di fatto è qualcuno che sa tutto e forse niente. Si tratta di essere aggiornato, conoscere e apprendere con consapevolezza per poi poter demandare compiti e responsabilità al proprio team.

(Ancora) Sull’importanza della cultura del fallimento

Mark Zuckerberg ha evidenziato anche questo concetto: l’imprenditore sbaglia, fallisce, deve farlo perché solo così potrà creare progetti, servizi e prodotti che cambieranno il mondo. Ha citato l’autobiografia di Einstein e quanto lui credesse nella necessità di compiere molti errori per poter progredire. Nessuno si ricorda gli sbagli di Einstein, tutti ricordiamo i suoi successi.

L’errore più grande? Pensare di fare tutto da soli. La cultura dell’errore come processo collettivo

Certo, la teoria sulla cultura dell’errore (altro tema a me caro, che ho provato sulla mia pelle e ampiamente sviscerato nel mio libro) è sempre molto bella e affascinante da leggere, ma non è così tanto facile da applicare, giusto? Eppure sembra che uno dei motivi sia la solita punta di orgoglio, l’ostinazione (che non è la determinazione) che ci fa pensare quanto la nostra idea (ovviamente geniale, unica, super-mega-top) sia da coltivare e sviluppare da soli. Non è così. Mark Zuckerberg ha evidenziato a più riprese quanto sbagliare debba diventare uno step necessario di processo aziendale e che questo deve essere un processo collettivo. In pratica, da soli, non si va da nessuna parte! Molte persone, se non attorniate dalle giuste persone, hanno idee splendide, ma poi alla prima difficoltà non riescono a realizzarle e gettano la spugna. È qui che Mark Zuckerberg ha ricordato che molti suoi collaboratori sono parte del team fin dall’inizio.

Il segreto del successo di Mark Zuckerberg (e non solo)? La persona al centro del business

Mark Zuckerberg ha poi parlato e risposto a molte altre domande, ma vorrei condividere con te, la riflessione che mi è balzata in testa ieri dopo aver inoltre sentito che aveva destinato 500.000 € alla Croce rossa Italiana per l’emergenza terremoto.
Inizialmente ho pensato: il livello a cui questo piccolo grande imprenditore è riuscito a portare la sua azienda è per noi inimmaginabile. È chiaro che il problema economico non sia più uno dei suoi ‘interessi’: beato lui! Può finalmente dedicarsi alla sua passione che coincide, di fatto col suo lavoro. Può donare, immaginare, sognare di connettere tutti… e lo farà.
Poi ho riflettuto: il segreto del successo di Mark Zuckerberg, la possibilità che lui oggi ha, non nasce ‘solo’ da un’azienda di successo che ha portato alle stelle, ma nasce agli albori, quando un giovane studente e i suoi compagni di università hanno sognato, immaginato insieme, e si sono applicati senza filtri o condizionamenti a sviluppare ciò che gli piaceva fare.

Ecco l’intuizione dei grandi imprenditori dove sta: nell’avere compreso fin da subito che il business è cosa seria, ma se non c’è innanzitutto curiosità, passione, interesse personale, attenzione all’essere umano e alla collettività, se non c’è la persona al centro del business, oggi più che mai, si rischia di scivolare imbrigliati in dinamiche e processi ormai obsoleti che hanno, purtroppo, i giorni contati.
Sciur Bianchi, sei (nuovamente) avvisato: parola di Mark!

Ph. credits: Shutterstock

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