Non ho visto il concertone, ma è inevitabile avere saputo ciò che è successo il 1° maggio durante il concerto di Roma. Lo ammetto, ve lo dico col cuore: faccio fatica. Fatico a reagire in modo pacato, fatico a reagire in modo elegante perché mi sento offesa.
L’analisi di una comunicazione fallimentare
Ciò che è successo su quel palco, se vogliamo analizzarlo su un piano comunicativo, è un banalissimo (povero e becero) tentativo di decontestualizzazione, una tecnica comunicativa spesso utilizzata anche nelle pubblicità. Prendo un’azione che solitamente è proposta in un determinato ambiente e la trasporto in un contesto completamente differente. Quest’azione unconventional provoca effetti di sorpresa, stupore a volte si riesce ad essere anche ironici e divertire… ma questo presuppone che l’azione sia studiata e progettata da un team creativo che possiede gusto, originalità ed eleganza.
Qui, invece, per l’ennesima volta siamo di fronte a un’azione con intento comunicativo (e NON a una vera comunicazione) squallida, offensiva. In qualsiasi contesto mi trovo, nel momento in cui per supportare la mia idea non trovo nessun altro modo che offendere e ironizzare il pensiero di chi la pensa in modo differente, divento un perdente. Non trovo altri termini per definire ciò che è successo.
La comunicazione vera e pura, supporta le tue idee, le fa conoscere, crea valore favorisce lo scambio rispettoso ed educato dei pensieri. L’insulto, lo scherno del Credo altrui offende ed è (purtroppo) la cartina al tornasole di una mentalità diffusa in molte persone, le stesse che durante una manifestazione spaccano e gettano a terra statuine che rappresentano la Madonna.
Sapete perché è uno stile perdente e viscido? Perché fine a sé stesso. Tanto che vi chiedo: vi ricordate il nome del cantante? Vi ricordate il perché manifestavano quelle persone che hanno spaccato le statuette? Io no, e sapete perché? Perché le azioni di questo tipo fatte da questi personaggi sono note e lo saranno a tutti per molto tempo perché creano clamore ma, caro il mio cantante “x”, un conto è essere noto per avere offeso milioni di credenti (il che è già tutto un bel dire) un conto è essere famoso per la tua arte, le tue canzoni ed essere riconosciuto come cantante… io così su due piedi preferirei la seconda opzione… ma è solo il mio parere, sai… questione di scelte…
Rosa
23 Luglio, 2015
[…] Vedo spesso un’incapacità di dialogo limitata a botta e risposta che non mira a atteggiamenti di ascolto, percepisco l’ansia morbosa del clamore negativo, quella che fa condividere una notizia perchè titolo e immagine attirano clamorosamente (appunto) l’attenzione… e quindi via ai caroselli in cui ci si scandalizza e si giudica ‘leggi e condividi!!’ ‘è uno schifo!!’ ‘in che mondo siamo?!’ che sottintende OVVIAMENTE che tu, persona che pubblichi quel contenuto non ti comporteresti mai in quel modo… giusto? (…a volte vi invidio un po’ e mi chiedo da dove derivi tutta questa sicurezza…). Evito di parlare invece di chi dell’insulto o della ricerca del clamore ad ogni costo ne fa uno stile comunicativo (ne ho già parlato ai tempi qui). […]