Primo post dopo il Cammino di Santiago. Ci ho messo tempo… Ho talmente tante idee, pensieri che ho faticato a capire da dove cominciare o ricominciare…anzi a continuare a camminare! Poi, come sempre la soluzione viene da sé, mettendo a posto le foto, continuando a scrivere quello che a breve (spero) di farti leggere (un libro in cui ti spiegherò davvero cosa mi ha spinto a intraprendere questo cammino e le meravigliose scoperte personali che ne ho tratto), ho capito che rivivere giorno per giorno (fin dal primo giorno) il mio viaggio mi avrebbe aiutato a fare questo ordine mentale e a trasformare la mia esperienza in spunti sia personali che professionali su cui riflettere. Ecco allora il primo insegnamento che condivido con te e che spero possa dare anche a te una spinta per affrontare con occhi differenti la quotidianità (sì perchè la sfida è proprio questa).
‘Nel lavoro e nella vita non temere la salita, ma quelle che sembrano scorciatoie o facili vie in discesa’
Il Cammino di Santiago da Saint Jean Pied de Port a Roncisvalle
La prima tappa del cammino di Santiago (io ho fatto il così detto ‘cammino francese’ perché il paese di partenza è Saint Jean Pied de Port in Francia), ti mette subito in riga e ti fa comprendere la portata della fantastica avventura che hai intrapreso. Attento, ho detto fantastica e non semplice o facile.
Per arrivare a Roncisvalle è necessario oltrepassare i Pirenei, questo implica di fatto un cammino davvero duro di circa 27 km totali. Io sono partita il 23 giugno e la giornata era davvero fantastica. Carica di quell’incoscienza tipica di chi parte per un’esperienza come questa, ho messo il mio zaino in spalla e ho cominciato a infilare un passo dopo l’altro.
Mi attendevano 24 km di salita e (pensavo), finalmente alla fine ‘solo’ 3 km di discesa.
Lo stupore nel vivere qualcosa mai provato prima
Il percorso, l’emozione di cominciare a camminare e conoscere altre persone, il paesaggio attorno, il vento che soffiava e che non ti faceva percepire il sole (sensazione che ho poi pagato cara e che mi ha regalato una bella ustione sulle braccia… ma te ne parlerò poi), mi hanno fatto percorrere con fatica, ma con entusiasmo, i primi 24 km. Arrivata in cima e scorto finalmente il cartello che indicava la discesa ho davvero pensato di essere arrivata. ‘Sono arrivata! Ce l’ho fatta!’ ho pensato. Invece è proprio lì che quel giorno è cominciato il vero cammino e il primo insegnamento che ho colto a braccia aperte con un buon bagno d’umiltà che mi sono dovuta fare.
Ieri su Facebook ho letto una massima che cito ‘Se ti senti arrivato è perché sei un arrotino’ 🙂 ecco… io che arrotino non sono ho fatto questo errore, credendo che la discesa fosse la parte migliore e più facile di quella giornata.
La discesa per Roncisvalle, le gambe-budino e la poca umiltà
Spesso si sente parlare di umiltà. ‘Beati gli umili’ è scritto nel Vangelo. ‘Per fare un buon lavoro è necessaria tanta umiltà’. Molti invocano questo valore come una sorta di magia che, chissà come mai, si vede spesso mancare nell’altro, ma riconosciamo così abbondante e copiosa in noi stessi. L’umiltà di riconoscere un errore, l’umiltà di chiedere scusa, l’umiltà di non prevaricare, l’umiltà di saper tacere, l’umiltà di aspettare, l’umiltà di gioire davvero per un successo altrui… l’umiltà di capire subito il punto su cui io dovevo lavorare. La testa era già arrivata pavoneggiandosi dell’impresa… il mio corpo gridava e non sorreggeva più la fatica alla quale era stato sottoposto per 8 ore di cammino.
Ho cominciato a scendere appoggiandomi, come sempre, sui miei bastoni da trekking (che il Signore li benedica!) eppure ho capito subito che qualcosa non andava: la percentuale di discesa non saprei indicartela, ma era davvero importante.
Il percorso nel bosco sembrava voler accompagnare questa sensazione: non c’erano più pascoli e ampie vedute, ma ombra e una foresta fitta.
Su sassi fragili, ghiaia e terra sulla quale cercavo di appoggiare passi sicuri puntualmente sentivo scivolare e le mie ‘gambe-budino’ che hanno iniziato a non reggere più né me, né il peso del mio zaino.
Ho cominciato a camminare piano, tanto che la discesa è durata più di un’ora! Un’ora infinita in cui ho davvero pregato e, al limite della fatica ho cominciato ad aggrapparmi come un piccolo koala ad ogni albero che incontravo, unico porto sicuro nel quale riposarmi qualche secondo per poi puntarne un altro e ripartire.
Ho temuto davvero di non farcela, ho pensato alle peggio cose… Roncisvalle non arrivava MAI…MAI! ‘Il cammino di Santiago? Ma chi te l’ha fatto fare!!?? Ti sei sopravalutata, non ce la farai mai… e ora chi ti viene a prendere?’
Incrociavo persone nella mia stessa situazione, in silenzio, stremate… i più allenati ormai erano già arrivati da tempo e capivamo da semplici sguardi che ci saremmo dovuti far forza tra di noi.
‘Ti sei sentita arrivata? Pensavi che la discesa fosse la strada più comoda?’ ecco cosa mi rimbalzava in testa… in momenti in cui piuttosto che esser lì avrei voluto ripartire per l’ennesima salita.
Alla fine Roncisvalle e il suo eremo si sono palesati e io non ho potuto fare altro che raggiungere l’Arbergue (così si chiamano gli ostelli) felice, soddisfatta, ma con le orecchie basse e certa di una sensazione che tengo stretta stretta nel cuore: nella vita, nel lavoro, le scoperte più belle, le esperienze più grandi, quelle inaspettate io le ho sempre provate mentre ‘camminavo in salita’ e mai (mai) dopo aver scelto quelle che credevo fossero facili scorciatoie in discesa che invece hanno sempre nascosto insidie e tranelli. Davvero i risultati più grandi si raggiungono con un pizzico di incoscienza, pazienza, fiducia e buona volontà perché come dice Martha Medeiros:
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia marcia, (…).
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivi richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
1 Dicembre, 2016
[…] sciur Bianchi qualsiasi (ma che è reale) che dopo avermi seguita online durante il mio viaggio a Santiago, ha scoperto il mio libro e ad agosto l’ha acquistato. Il sciur Bianchi in questione, da giugno, […]